Non scontato descrivere la gioia al ricevimento dell’invito formale:
Biondi-Santi è lieta di invitare […........] ad una visita con degustazione a Tenuta Greppo il 27 Ottobre alle ore 10:30.
Con il ferreo impegno a non annoiarvi con ovvietà, e per maggior comprensione nei confronti dei meno appassionati, giusto per capirci, le sensazioni da noi vissute in questa visita sono paragonabili solo a quelle provate da Piazzale Michelangelo a Firenze, ai Fori imperiali a Roma, in piazza San Marco a Venezia, dal lungomare di Ortigia o decidete voi, il vostro italico luogo del cuore: è nella Tenuta Greppo che nasce il mito del Brunello di Montalcino e di conseguenza quello di Biondi-Santi.
La cantina ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti nel corso degli anni: il Brunello di Montalcino è stato incluso ripetutamente nella lista dei "100 migliori vini al mondo" dalla rivista Wine Spectator ed il riserva 1955 è stato eletto nei “dodici vini del secolo” sempre da Wine Spectator. Per i più curiosi, sappiate che ad oggi la preziosa bottiglia è reperibile in rete per circa 11.000 €.
La nostra Virgilio oggi è Alessandra, a lei l’onore – meritato – di tramandare cotanta memoria.
Storia di Biondi-Santi e della Tenuta Greppo.
Biondi-Santi ha una lunga e affascinante storia che nasce a metà dell’800 a Montalcino, per l’appunto nella Tenuta Greppo, dove greppo etimologicamente sta a significare “fianco brullo e scosceso di un monte o collina”.
Clemente. E’ il fondatore Clemente Santi (farmacista e scrittore) a coniare la parola “Brunello”, in relazione alle sue sfumature marroni. La prima prova scritta di un vino chiamato Brunello risale al 1869, quando Clemente vinse, alla Fiera Agricola di Montepulciano, due medaglie d'argento per il suo “vino rosso scelto (Brunello) del 1865”. Clemente apre la strada ai vini prodotti con Sangiovese Grosso in purezza, invecchiati a lungo in botti: intuizione lungimirante, ed in forte controtendenza per quel periodo storico.
Ferruccio (Biondi Santi).
La paternità ufficiale dell’attuale denominazione Brunello di Montalcino va, però, al nipote Ferruccio Biondi Santi che nel 1888 crea il marchio Biondi-Santi, unendo i cognomi dalla mamma e del papa, ed etichetta la prima annata della storia (in bottiglia da 0,68 cl).
Nella nostra visita Alessandra ci conferma che nel caveau della cantina, a pochi metri da noi, dietro le mura, siano conservate due di queste preziosissime bottiglie. In questa stanza possono accedere davvero poche persone, neanche l’amministratore delegato ha la possibilità d’accedere da solo: la porta si apre solo se due persone girano contemporaneamente due chiavi (che vengono custodite da persone diverse).
Ritornando a Ferruccio Biondi Santi, va ricordato come abbia introdotto importanti innovazioni nella produzione del vino in Italia, come ad esempio l'utilizzo di grandi botti di Slavonia. Inoltre, a lui va il merito d’aver aperto la prima enoteca di Montalcino: la Fiaschetteria italiana, in centro a Montalcino.
Tancredi (Biondi Santi).
Nel 1917 l’azienda passa di mano al figlio Tancredi, grande agronomo ed enologo, il quale a sua volta apporta conoscenze che portano ad un netto miglioramento qualitativo dei loro vini. Ad esempio, inventa il processo della ricolmatura: per contrastare l’ossidazione all’interno delle bottiglie, delle migliori annate di Brunello riserva, le ricolmava con il vino di altre bottiglie della stessa annata. Fu lui, inoltre, ad aprire la cooperativa del Brunello (Biondi Santi & Co.) nel centro di Montalcino, condividendo le proprie conoscenze con le altre cantine: l’esperienza si concluse nel 1930 a causa del diffondersi della fillossera. Negli anni ‘60 Tancredi fa conoscere il Brunello Riserva al Presidente della Repubblica Giovanni Saragat: da quel momento diventa il vino delle occasioni istituzionali, ed un Riserva ‘55 viene degustato dalla Regina d’Inghilterra presso l’Ambasciata italiana a Londra.
Franco (Biondi Santi) ... ed il clone BBS11.
Dopo la morte di Tancredi nel 1970 la tenuta passa al figlio enologo Franco: un conservatore che si spende molto per mantenere il Brunello nel suo stile tradizionale.
Per merito di Franco la cantina finanzia lunghi ed approfonditi studi, in collaborazione con l’Università di Firenze, alla ricerca del miglior clone di Sangiovese Grosso: la scelta ricade sul famoso clone BBS11 (Brunello Biondi Santi vite numero 11).
Il 28 settembre 1994 Franco organizza, in occasione del centenario della cantina, una delle verticali più memorabili: di fronte a 16 dei più autorevoli critici enologici del mondo, vengono aperte 15 annate di Brunello Riserva, dal 1888 al 1988, anche per dimostrare come lo stile tradizionale del loro Brunello potesse vantare vini longevi, anche se prodotti con Sangiovese in purezza.
"La natura riesce a creare cose belle, basta saperle aspettare" Franco Biondi Santi
La cantina oggi …
Franco muore nel 2013 e l’azienda passa al figlio Jacopo, ormai cinquantenne: avendo idee molto diverse rispetto al padre, decide nel 2016 di vendere la cantina di famiglia per dedicarsi alla sua attività in Maremma: la Tenuta del Castello di Montepò. Guidata da Christopher Descours, la società di investimento privata EPI Group acquisisce una quota molto rilevante della cantina, inizialmente con la presenza in società di Jacopo e Tancredi Biondi Santi, per uscirne poi rispettivamente nel 2019 e nel 2020.
Dal 2018 l'Amministratore Generale di Biondi-Santi è il top manager Giampiero Bertolini, con la missione d'accompagnare la cantina alle sfide dei giorni nostri.
Oggi Tenuta il Greppo conta 32 ettari coltivati tutti a Sangiovese grosso e produce non più di 100.000 bottiglie all’anno, di cui due terzi di Brunello annata ed il restante terzo suddiviso tra Brunello Riserva e Rosso di Montalcino. I vigneti si trovano mediamente a circa 500 metri s.l.m. su terreni di galestro ed argilla, esposizione a nord-est e venti che soffiano da Nord. Nel 2018, sotto la guida di EPI prende il via un ambizioso progetto di parcellizzazioni (ad oggi 12) e raccolta dati sui cloni di Sangiovese, per ottenere un Brunello se possibile ancora migliore. A partire dal 2021 sono stati censiti circa 50 cloni, una ventina di questi sono seguiti più specificamente da circa due anni.
Veniamo ora alla degustazione.
1. ROSSO DI MONTALCINO 2020 - 13,5% Il Rosso di Montalcino è un vino meno strutturato rispetto al Brunello di Montalcino, ma comunque di alta qualità: è prodotto con uve Sangiovese coltivate nella zona di Montalcino e invecchiato per almeno un anno prima di essere commercializzato. La 2020 è un'annata equilibrata per il Rosso di Montalcino. Alla vista riscontriamo un rosso rubino brillante: la trasparenza dei vini vuole essere un tratto distintivo della cantina, ottenuta, in questo caso, grazie a una macerazione di circa 18 giorni.
Al naso la nota distintiva la troviamo invece nell’arancia Sanguinello, presente anche negli altri vini ma meno marcata.
2. BRUNELLO DI MONTALCINO 2017 - 13,5%
Il Brunello di Montalcino è il vino più famoso della cantina ed è considerato uno dei vini più pregiati al mondo. Viene prodotto esclusivamente con uve Sangiovese, coltivate nel territorio amministrativo del comune di Montalcino, ed invecchiato per almeno cinque anni prima di essere commercializzato.
Annata molto identitaria per questo Brunello, in particolare per la freschezza ottenuta grazie ad una vendemmia anticipata, come da tradizione Biondi Santi.
Al naso percepiamo fini note balsamiche di menta, incenso e sandalo frutto dell’invecchiamento per tre anni in botti di rovere di Slavonia.
Alessandra ci informa che per questa annata, per politica aziendale, non verrà prodotta la versione Riserva.
3. BRUNELLO DI MONTALCINO RISERVA 2016 – Bottiglia N° 08403 – 14%
Anche il Brunello di Montalcino Riserva può essere prodotto esclusivamente con uve Sangiovese coltivate nel territorio amministrativo del comune di Montalcino ma con un invecchiamento di almeno sei anni, prima di essere commercializzato. Pensate che dal 1888 ad oggi sono state prodotte solo 42 annate di Riserva: una politica illuminata per come la pensiamo noi. Per il Riserva 2016 (commercializzata nel 2023) hanno deciso di concedere un anno in più di affinamento in bottiglia. Nel calice troviamo tutti quegli elementi per i quali il Brunello di Montalcino Biondi Santi è famoso: freschezza (acidità), eleganza, complessità e propensione all’invecchiamento. Rispetto al Brunello annata, naturalmente, risultano ancora più marcati i sentori terziari (liquirizia, tabacco, menta, sandalo).
ANNATA MERAVIGLIOSA!
4. BRUNELLO DI MONTALCINO RISERVA 2010 – Bottiglia N° 08045 – 14%
Alla vista il rosso rubino cede parzialmente la scena al rosso granato ed al naso emergono caleidoscopiche note animali che ci ricordano - a modo loro - sfumature del lontano cugino marinaio: il Sassicaia.
In bocca viene confermata nuovamente la vivacissima spalla acida del Sangiovese, nonostante i sui 13 anni di affinamento.
ALTRA ANNATA TOP!
Conclusione.
Secondo noi il segreto e il fascino dell’etichetta Biondi Santi risiede proprio nel forte e indissolubile legame con le proprie radici, ed uno stile fuori dal tempo. Invariata infatti è rimasta, dopo molti anni, la filosofia produttiva che prevede l’uso di lieviti autoctoni, di tini in cemento, l’uso di rovere di Slavonia ed il lungo affinamento in bottiglia.
Che dire per il resto? La fortuna a volte aiuta gli audaci? Chi lo sa. Siamo stati travolti per due ore in un vortice emozionale che ha tolto le parole anche ai più loquaci del gruppo: ricordi, fotogrammi, profumi e sapori che solo il mondo del "liquido odoroso" ci sa donare.
Certo, le quotidiane incombenze sono alla porta ma per oggi, nonostante tutto, l'obiettivo è attendere con pazienza la messa a fuoco della Polaroid con impresso il prossimo sogno.
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